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Alcuni scritti di Fiorella Pagni sul libro Radici Scalene

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Il testo di seguito proposto è una sorta di recensione della Professoressa Fiorella Pagni sull'opera poetica Radici Scalene di Elisabetta Cipolli (Sensibili alle foglie, Roma, 2016).

 

https://www.libreriasensibiliallefoglie.com/dettagli.asp?sid=37664926820181201194322&idp=254

 

 

Ho conosciuto una ragazza, allora poco più che una bambina, con una gran voglia di scrivere e di raccontare. Sgorgava da dentro ed era già poesia la sua, di scavo e di ascolto. Per capire dove non era facile capire. Per lenire sofferenze profonde. Per dare voce alle voci dell'anima. Per trovare una identità.

-Vuoi scavare con me? - dicevano pagine fitte fitte, piene piene d'una grafia ordinata, diritta. Niente intervalli, né spazi vuoti. A riempire con le parole ben altri disordini, ben altri vuoti. Già.. le parole.Il conforto delle parole.Il gusto delle parole.

Esattamente come oggi. Oggi che quella poesia si è fatta adulta ancora lo scavo fino alle radici dell'anima.

Nell'oscillazione tra il recupero della memoria e le voci del presente, la denuncia dei mostri che ci divorano e, in poche manciate di anni, corrompono l'avorio dell'innocenza, il futuro immacolato del bambino: gli amori a cui si è dato la dignità di amori e mai esistiti, la delusione dopo la speranza e la vergogna d'aver sperato, l'avidità del potere, le cui radici arbitrarie, radici scalene, mascherano l'antica ingiustizia.

Mostri che fanno della vita una pianta già marcita, un vano aggirarsi sul palcoscenico dell'omologazione e della falsità. Così la tensione verso una vita vera, una società vera, d'uomini soci, associati, compagni di uno stesso cammino si traduce in sofferenza, perfino in tortura.

Tornano alla mente certe posizioni leopardiane di ribellione e d'accusa, con la differenza sostanziale che qui, alla concezione del dolore come legge inesorabile dell'universo, si sostituisce quella che riconduce il patire a precise responsabilità politiche, ad un processo storico segnato dalla legge del più forte, dal persistere delle barbarie.

Ne deriva una poesia di denuncia, ferma, lucida, a cui tuttavia, si intrecciano momenti lirici scaturiti dalla sensibilità nell'osservare le cose. Riflessi, bagliori, chiaroscuri esprimono una insopprimibile vocazione alla bellezza, all'armonia, alla libertà, all'amore per la vita. Corteccia d'albero, nuvole. Aria, vento, terra. Notti, lune.

E sopratutto mare.

Questa figlia di nostromo del mare conosce la vastità e i segreti, i flussi e le profondità, da cui evadono sirene a cantare, evocando, nello spazio infinito.

Ed è musica, da lasciare ai fianchi delle case, ora che la tentazione è quella della resa e il tempo del dolore. Musica che nasce anche da una tecnica espressiva raffinata, ricca di elementi classici (forme metriche - figure retoriche) riproposti con gusto moderno e personale. Libere o incastonate fluiscono le parole, con le loro radici e i loro suoni, a narrare passato e presente, talora nei timbri dell'elegia, altre volte nelle cadenze di ballate popolari. Perché la poesia sia accessibile, sia fruibile.

E restituisca umanità all'umanità. Perché per tutti ci sia il risveglio.

È questo il compito della poesia.

 

 

                                                     Fiorella Pagni

                                                                Settembre 2017

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